Fantacalcio i top e i flop di questa settimana.

A cura di Danilo Fiumanò.

Grazie a mio fratello parte anche questa nuova rubrica dedicata agli allenatori d’italia o meglio, Fantallenatori.

  1. TOP 5
  2. TOPPINI
  3. FLOP 5
  4. FLOPPINI

TOP 5

In una settimana condizionata da molte partite di cartello era facile prevedere tra i top quei giocatori che l’hanno spuntata negli scontri diretti, e di conseguenza tra i flop i giocatori che ne sono usciti sconfitti.

Sepe: Il portiere della Salernitana para praticamente 2 rigori . Voto : 7.5 Quotazione attuale: 15 Quotazione di partenza: 9

Osimhen: Riesce nell’imprese di battagliare da solo contro la difesa atalantina facendo cadere a suoi piedi Demiral. Goal e assist. Voto : 11.5 Quotazione attuale: 34 Quotazione di partenza: 37 (al rientro dall’infortunio era 27)

Felipe Anderson: Come già detto prima l’esito degli scontri diretti influenza questa classifica e il falso nueve di Sarri che ha deciso il derby di Roma ci entra a mani basse. Voto : 10.5 Quotazione attuale: 22 Quotazione di partenza: 19

Fagioli: Per molti fantallenatori sarà stata una grande scommessa che li porta con 2 goal consecutivi a creare una grande plusvalenza. Goal più belle giocate. Voto: 10 Quotazione attuale: 8 Quotazione di partenza: 3 AFFARONEEEE!!!

Carlos Augusto: La spunta su Kostic, il voto è uguale ma ci andava di premiare un difensore, si sa quando i goal arrivano dai difensori è sempre meglio. Voto: 9.5 Quotazione attuale: 12 Quotazione di partenza: 8

Menzione speciale merita e allo stesso tempo demerita Giroud, il francese realizza un goal vittoria che porta i 3 punti alla sua squadra e ai suoi fantallenatori, ma commette l’errore di farsi espellere per esultare che costa un -1 riducendo il bonus goal.

TOPPINI

Ossia i bomber in saldo con un ottimo rapporto qualità prezzo sono: Colombo del Lecce voto : 10 Quotazione attuale: 7 Quotazione di partenza: 7 Okereke della Cremonese voto : 10 Quotazione attuale: 14 Quotazione di partenza: 13

FLOP 5

Abraham: Il top dei flop, non segna in generale da 7 gare e non si sblocca neanche nel derby. Il ragazzo si impegna ma un attaccante al Fanta deve segnare. Voto: 5.5…per l’impegno . Quotazione attuale: 22 Quotazione di partenza: 35

Ibanez : Vista la sua quotazione in crescita non sta facendo male anzi..però questa settimana ha fatto davvero male Voto: 4.5. Quotazione attuale: 12 Quotazione di partenza: 9

Demiral: Questa settimana marca Osimhen, può bastare questo a descrivere la sua giornata. Viene anche ammonito Voto: 4.5 Quotazione attuale: 13 Quotazione di partenza: 13

Fazio: Non più un ragazzi, giornata faticosa viene anche ammonito. Voto: 4.5. Quotazione attuale: 8 Quotazione di partenza: 6

Magnani: Come tutta la squadra non sta attraversando un buon periodo e si trova ultima in classifica, si fa anche espellere. Voto: 3.5 Quotazione attuale: 2 Quotazione di partenza: 3

FLOPPINI

I sottotono di questa settimana sono sicuramente le due punte dell’Inter, Lautaro e Dzeko un 5 a testa che fa contenti solo i tifosi della Juve. Da sottolineare in negativo: Lacumì: Non sta rendendo per come dovrebbe e si capisce dal calo della sua quotazione. Sorprende il voto nonostante la vittoria del suo Bologna. Voto: 4.5 Quotazione attuale: 6 Quotazione di partenza: 9 Fazzini: Non riesce a trovare continuità e spesso quando entra fa malino come questa settimana. Voto: 4.5 Quotazione attuale: 2 Quotazione di partenza: 1

Il calcio liquido di Pioli e del suo Milan

A cura di Dario Fiumanò

Ho deciso di analizzare la partita tra Milan e Juve dello scorso 8 Ottobre e approfondire alcuni aspetti di questo Milan. Mi sta incuriosendo tantissimo la sua capacità di muoversi in un modo che si potrebbe definire “liquido” senza mantenere posizioni rigide in campo ma in modo dinamico tale da occupare bene gli spazi che si vengono a creare. Spesso molti tifosi (così come fu per la Juve di Pirlo) quando non arrivano i risultati dicono frasi del tipo “ognuno va dove vuole” oppure “non si capisce con che modulo giochi” come se a quei livelli ci potesse essere una così tale disorganizzazione. Pioli è andato avanti contro ogni critica ed oggi è bellissimo ammirare questo suo “caos organizzato”, con lui i giocatori non parlano di ruoli ma di: “..spazi che vanno occupati” , così come ammesso dallo stesso Pioli in un’ intervista.

Anche se di base parte con un 1-4-3-3 possiamo vedere nel video come in fase di impostazione si sposta a 3 con Theo Hernandez nel ruolo di falso terzino, che stringe dentro il campo lasciando spazio sulla fascia a Leao, una soluzione già vista nel City di Pep Guardiola e prima ancora nel Barcellona di Johan Cruijff. Qui vediamo anche un ulteriore evoluzione del concetto con Theo Hernandez che prima occupa il ruolo di mezzala sinistra in un 1-3-3-4 ( Theo, Bennacer, Tonali) e poi stringe ancora affiancando Bennacer nel ruolo di centrocampista centrale in un 1-3-4-2-1 ( Leao, Theo, Bennacer, Diaz)

Evoluzione del modulo in pochi secondi
3-3-4 con Pobega che si alza ad affiancare Giroud.
3-4-2-1 con Tonali e Pobega nel ruolo di sottopunte molto simile al modulo di Gasperini con Pasalic e Malinovskyi a sostegno della punta.

Theo di tutti in campo sembra essere il giocatore più libero di muoversi, grazie alla sua falcata è capace di coprire ampi spazi in poco tempo, ciò gli permette di accompagnare spesso l’azione e di rientrare in breve tempo grazie anche ad un serie di marcature preventive messe in atto dai suoi compagni come vedremo nel video.

Col fermo immagine possiamo vedere prima Theo che calcia da una posizione di centro-destra insolita per un terzino sinistro.

Theo che accompagna nei 6 della piramide rovescia ( 1-3-6 )

E dopo le marcature preventive in quella che possiamo definire piramide rovescia 1-1-3-6 con Gabbia a garantire la copertura in profondità, invece Kalulu, Benacer e Tomori a dividersi il campo dietro i 6 giocatori che hanno accompagnato l’azione.

Gabbia fuori campo nella ripresa a coprire i 3 che invece marcano stretto dietro i 6 uomini offensivi.

Altra soluzione tattica in fase difensiva adottata dal centrocampo del Milan è quella di ruotare e disporsi in modo speculare agli avversari, passando da un centrocampo a 3 con un vertice basso (Bennacer) e 2 mezzeali (Tonali e Pobega) ad un centrocampo a 3 con 2 mediani (Tonali e Bennacer) e un vertice alto (Pobega)

Pobega che si alza su Locatelli.

Un altro giocatore che mi ha incuriosito è stato Pobega che in fase di non possesso si alzava e si abbassava spesso per marcare a uomo Locatelli.

Pobega segue a uomo Locatelli

Ma è in fase di possesso che mi ha stupito perchè spesso affiancava Giroud come una doppia punta. Se Giroud veniva incontro era lui a cercare la profondità nell’intento di allungare la difesa juventina, ma se Giroud usciva dalla posizione centrale era lui ad alzarsi e fare da ultimo riferimento offensivo.

Pobega come una punta

Altro giocatore che sta diventando assoluto è Tonali, ormai nella veste di tuttocampista. Molto generoso nei ripiegamenti difensivi ma altrettanto negli inserimenti lungo la fascia e per via centrali, capace di ribaltare il fronte nei “coast to coast” come il compagno Theo. Nel video lo vedremo anche fungere da punta in assenza di Giroud. In poco tempo è cresciuto molto nella gestione della palla, potremmo dire che sta in campo da veterano e corre come un ragazzino tanto che al 74esimo minuto lo vediamo assorbire in tranquillità un taglio di un più fresco Mckennie.

Anche in fase difensiva i giocatori del Milan vanno ad occupare qualsiasi zona con una difesa che potremmo definire “di uomo nella zona” una via di mezzo tra la marcatura a zona e la marcatura a uomo anche se spesso l’eccesso di aggressività la porta ad abbandonare completamente il concetto di zona e a ricreare duelli difensivi classici delle difese a uomo. Nel video vedremo Theo che parte in pressing anche lontano dalla sua zona di campo con Bennacer che va coprire la sua zona e che si ritrova ad assorbire il taglio di Mckennie nello spazio lasciato dall’uscita di gabbia.

Bennacer che copre l’uscita di Theo

Ecco se proprio devo fare una critica a questo Milan è che a volte ho la percezione che si esponga un po’ troppo. Capita che perdendo il possesso palla per difendere debba ricorrere agli straordinari con alcuni giocatori come Bennacer in questo caso, sforzi che alla lunga potrebbe sfiancare i suoi uomini. Sarà interessante capire se questo atteggiamento pagherà anche in Europa dove ogni errore può costare caro, un pò come successe all’Atalanta di qualche stagione fa con rendimento altalenante che concedeva spesso goleade agli avversari.

Altre volte tende a fidarsi molto degli 1 vs 1 in fase difensiva tanto da tralasciare le coperture come Pobega nel vidoe che vdremo.

Pobega non copre le spalle di Theo costringendo quest’ultimo al recupero.

In conclusione il Milan fa un gioco propositivo, veloce, dinamico, con un alta intensità come il calcio moderno ed Europeo richiede. Ha diverse soluzione per arrivare al goal, oltre gli strappi di Leao e Theo, può contare sugli inserimenti dei centrocampisti, su dei buoni tiratori da fuori e una buona media altezza (184 cm) che con una torre come Giroud gli consente di potersela giocare bene anche su palle alte e seconde palle. Che dire una media età di appena 25 anni ed una crescita in consapevolezza dovuta alla vittoria dello scorso campionato fanno del Milan una delle squadre più piacevoli del panorama Europeo.

Il derby in famiglia.

A cura di Simone Pezzilli.

Il gioco del calcio, a detta di molti, è stato inventato in Inghilterra nella seconda metà del 1800 per poi diffondersi rapidamente nel resto del continente; si potrebbe quasi definire l’Europa come la “Patria degli strateghi del calcio”, dove nuove idee calcistiche proliferavano in ogni angolo e davano origine a nuove interpretazioni del gioco che hanno creato dei modelli vincenti.

Se però andiamo a ricercare il talento puro, quello che hai fin dalla nascita, il nostro sguardo non può che ricadere in Sudamerica, la “Patria dei geni del calcio”.

In quei Paesi la gente non è fortunata come in Europa, criminalità e povertà sono all’ordine del giorno e l’unico modo che hanno i ragazzi per sfuggire a ciò è rifugiarsi nel piccolo grande pallone.

Senza scarpe, senza un campo, talvolta senza un pallone ma solo con stracci appallottolati, i ragazzi trascorrono le loro intere giornate a divertirsi con gli amici. E giocare per strada ti permette di imparare molto di più che in una qualsiasi scuola calcio nel mondo.

Nelle comunità sudamericane il calcio rappresenta qualcosa di più rispetto a un semplice gioco. Per molti è questione vitale, lo si percepisce dall’atmosfera degli stadi: gradoni sovraffollati, un clima chiassoso dove ogni tifoso indossa la maglia della propria squadra e partecipa alla partita incessantemente, creando quel 12mo uomo in campo che tanto affascina noi appassionati.

Il tifo si tramanda di generazione in generazione, è quel qualcosa di magico ed eterno che ti accompagna per tutta la vita e anche oltre.

Tra le rivalità più sentite ci sono quelle del SuperClaásico Boca – River, il Flu-Fla (Fluminense – Flamengo), il Clàsico di Montevideo tra Peñarol e Nacional ed il Clàsico de Avellaneda tra Independiente e Racing.

Ed è proprio di quest’ultimo che andremo a parlare.

Avellaneda è una piccola città argentina situata a Sud della capitale Buenos Aires, calcisticamente divisa tra la predominanza biancorossa dell’Independiente ed i biancoazzurri del Racing Club.

Geograficamente i due mondi sono attaccati (i due stadi sono distanti solo 200 metri), ma ideologicamente sono lontanissimi.

La rivalità nasce nel 1909 quando l’Independiente (fondato nel 1905) si trasferisce ad Avellaneda, casa del Racing Club (fondato nel 1903). La prima partita terminò 3-2 per i biancorossi, che nel corso degli anni mantennero un predominio cittadino fino ai giorni d’oggi, dove sono la 3 e 4 squadra più vincente dell’Argentina, dopo Boca e River.

La testimonianza che riassume meglio in assoluto la rivalità tra le due squadre è questa foto, scattata nel derby del 9 marzo 2003.

Durante la partita il numero 27 del Racing scattando verso la porta venne abbattuto dal difensore centrale e capitano dell’Independiente Gabriel Milito. Subito intervenne a chiedere l’espulsione dell’avversario il centravanti Diego Milito, fratello minore di Gabirel. I due iniziano ad aggredirsi verbalmente, con anche insulti reciproci alla madre stessa che, nel frattempo, segue la vicenda sugli spalti e scoppiò a piangere, abbandonando la partita.

La rivalità calcistica era così forte da mettere l’uno contro l’altro due fratelli, ognuno a petto in fuori pronto a difendere le proprie ragioni.

Perché, come recita la frase mantra del tifo, “Nella vita si può cambiare la macchina, la casa, la moglie o il marito, ma non è possibile cambiare la squadra del cuore”

I fratelli Milito a confronto

I 3 settori

A cura di Dario Fiumanò istruttore abilitato Uefa B e Uefa C

  1. Principio: transizioni
  2. Disposizioni generali:
  3. Regole:
  4. Variante:
  5. Obiettivo fase offensiva:
  6. Obiettivo fase difensiva:

Principio: transizioni

La gestione delle transizioni nel calcio è fondamentale. Questa esercitazione cerca di riproporla molte volte durante la stessa in modo da abituare i calciatori a gestire meglio tale situazione di gioco. Quando parliamo di transizioni parliamo di quel momento in cui il pallone passa dalla disponibilità di una squadra all’altra, ovviamente se perdiamo il possesso della palla parliamo di transizione negativa, se recuperiamo palla parleremo di transizione positiva. In entrambe le situazioni saper reagire e gestire il momento è fondamentale.

Disposizioni generali:

In un campo diviso in 3 settori come in figura disponiamo 3 squadre da 6 giocatori ciascuna. Il numero dei giocatori, lo spazio di gioco e la durata dell’esercizio può essere regolata in base alle esigenze dell’allenatore.

Regole:

Le 2 squadre nei settori estremi sono le squadre che si potranno passare il pallone mentre al centro si trova la squadra che deve recuperare palla. Si parte da un settore a caso dove una squadra cerca di mantenere il possesso palla in superiorità numerica (6 giocatori) contro la squadra che deve recuperare palla in inferiorità numerica (3 giocatori) una volta effettuati un numero prestabilito di passaggi (in base alle capacità tecniche della squadra a disposizione) la squadra in possesso può effettuare un passaggio alla squadra nell’altra estremità del campo. A questo punto i 3 difendenti che non hanno effettuato il primo pressing devono provare ad intercettare il passaggio e se non ci riescono una volta che la palla è entrata nell’altro settore devono andare ad effettuare l’azione di pressing, con gli altri 3 compagni che a loro volta si fermeranno ad aspettare nel settore centrale. Se la squadra in possesso perde palla deve immediatamente andare a recuperare la palla rimessa in gioco dal mister nell’altro settore sempre con 3 giocatori in pressing e 3 giocatori che lavorano sull’eventuale intercetto. Si ricorda che riducendo gli spazi o il numero di tocchi si può aumentare l’intensità dell’esercizio. Oltre l’aspetto fisico/condizionale non va sottovalutato l’aspetto mentale, l’aggressività per me va allenata anche sotto questo aspetto. Paradossalmente vi capiterà di vedere squadre difendenti aumentare di molto l’intensità se non riescono nel breve periodo a recuperare palla, in questo svolge un ruolo fondamentale l’allenatore che all’aumentare della stanchezza fisica dei calciatori può richiamare in loro le forze mentali stimolandoli dal punto di vista emotivo invogliandoli a dare di più.

Dettaglio della variante

Variante:

Possiamo inserire e modulare i vincoli del gioco come già detto modificando il numero dei passaggi da effettuare prima di passare da un settore all’altro. Si può scegliere se concedere il cambio di gioco con palla alta o solo con passaggio rasoterra. Si può aumentare la competitività dell’esercitazione contando i punti subiti tenendo conto di tutte le volte che le squadre in possesso riescono a passarsi il pallone. In ultimo ma consigliato solo con squadre di adulti inserire i piegamenti per la squadra che non riesce dopo un tot di tempo a recuperare palla.

Obiettivo fase offensiva:

Le transizioni positive possono essere trasformate in goal se avvengono dopo un pressing molto alto e quindi molto vicine alla porta avversaria, oppure possono mirare al semplice recupero della palla per riacquisire il possesso e consolidarlo. In questo caso è previsto solo il possesso quindi alleniamo molto la gestione della palla sotto pressione. Un concetto molto affine alla transizione positiva è quello di “attacco preventivo” che tratteremo in altri articoli.

Obiettivo fase difensiva:

Le transizioni negative sono molto importanti. Avere la capacità di reagire nel modo giusto alla perdita della palla ci avvantaggia molto anche dal punto di vista offensivo passando subito da transizione negativa a positiva, oppure ci può servire a ritardare la giocata degli avversari concedendoci il tempo di riorganizzarci in fase difensiva. In questo caso si punta immediatamente al recupero della palla. Un concetto molto affine alla transizione negativa è quello di “difesa preventiva” che tratteremo in altri articoli.

Goal analisi: Ungheria-Italia 0-2 (Federico Dimarco)

A cura di Simone Pezzilli.

In questa sezione possiamo provare ad osservare i momenti clou di un’azione che porta ad una rete, cercando di analizzare pregi dell’attacco e difetti della difesa. Lo spirito di queste analisi è quella di creare un dialogo/confronto costruttivo con il pubblico. Come quello che si è venuto a creare tra me e Simone mio collaboratore nella categoria allievi.

Andiamo ora a prendere in considerazione il gol del raddoppio segnato da di Di Marco contro l’Ungheria nel match di Nations League.

  • Osserviamo Cristante smarcato tra le linee di difesa e centrocampo ungheresi mentre Raspadori e Jorginho scambiano palla sulla trequarti offensiva;
  • Cristante prova ad inserirsi nello spazio, il movimento viene letto e assorbito dal difendente con Jorginho che comunque non riesce a trovare i tempi giusti e una linea di passaggio pulita in quanto parzialmente schermato;
  • Sfuma momentaneamente l’affondo con Cristante che sbraccia in segno di disappunto;
  • L’azione sembra sfumare; il centrale però si stacca dalla marcatura e non comunica al centrocampista l’inserimento alle sue spalle dell’avversario;

Ecco qui io ho un punto di vista diverso da Simone. Non credo ci sia un errore di comunicazione (fermo restando che non possiamo stabilirlo da casa). In questo caso il centrocampista non può vedere il taglio alle sue spalle (anche se preventivamente potrebbe coprire la linea di passaggio) ma il difensore si. Nella mia idea di calcio in questo caso “chi vede, segue” cioè chi si accorge di un pericolo imminente a quel punto deve seguire e assorbire il taglio per cercare di rimediare al buco venutosi a creare.

  • Ecco che una rapida giocata di Jorginho alla ricerca del terzo elemento (Barella) consente di liberare lo spazio per la giocata filtrante verso Cristante che può scattare libero da marcature e crossare per la chiusura sul secondo palo di Di Marco.

Come spesso capita ci possiamo accorgere di un insieme di errori che vanno a concorrere alla buona riuscita dell’azione dell’Italia. Ad esempio un altro principio della difesa a zona in questo caso viene a mancare, la linea difensiva non è perfettamente allineata come vedremo nell’immagine successiva.

Ad uno sguardo più attento ho notato infatti che il difensore sceglie di non assorbire il taglio di Cristante perchè è convinto di metterlo in fuorigioco. In realtà il compagno alle spalle non segue i compagni facendo svanire la trappola del compagno. Anche in questo caso chi si trova alle spalle e ha la possibilità di vedere i compagni deve allinearsi altrimenti si vanno a creare delle ulteriori linee non visibili dai compagni che si trovano davanti rivolti verso la palla.

Altro errore che completa il quadro è la corsa del diretto rivale di Dimarco che in primo momento rallenta per poi accelerare quando ormai si trova in ritardo.

CONSIDERAZIONI:

L’attacco ha ottenuto una situazione favorevole grazie ad un buon possesso palla e un’uscita pulita alla ricerca del terzo elemento (palla avanti, palla indietro, palla sopra), il tutto rasoterra nello stretto. L’inserimento era stato eseguito con i tempi giusti, era mancata la prima linea di passaggio pulita ma sono stati bravi a creare la seconda.

Per capire meglio la dinamica vi lasciamo osservare il video completo.

Buona visione!

Il goal del raddoppio di Federico Dimarco

Esercitazione: Attacco alla profondità.

A cura di Dario Fiumanò istruttore abilitato Uefa B e Uefa C.

  1. Principio: Attacco alla profondità.
  2. Disposizioni generali:
  3. Regole:
  4. Variante:
  5. Obiettivo fase offensiva:
  6. Obiettivo fase difensiva:

Principio: Attacco alla profondità.

La profondità: Piccola premessa. L’esercitazione che ho elaborato ha come tema principale l’attacco alla profondità. Detto che lo scopo principale del gioco del calcio è quello di segnare nella porta avversaria e non farsi segnare nella propria ,capiamo subito l’importanza della ricerca della profondità, intesa come la capacità di passare dalla zona di rifinitura a quella di finalizzazione nei modi, coi tempi e negli spazi giusti e quindi evitare che lo facciano i nostri avversari. Ho pensato quindi ad una partita a tema che stimoli i giocatori a ricercare (trovare) i tempi giusti per effettuare l’attacco della profondità  avversaria, e che allo stesso tempo trovi il modo di togliere (togliendo i tempi di gioco) tale possibilità agli avversari.

Disposizioni generali:

Numero dei calciatori : 14 (7vs 7) + 2 portieri. Dimensioni campo da gioco: Largo 40m per quanto è larga l’area di rigore, lungo 33,5m (circa). Le dimensioni sono regolabili in base alle nostre esigenze e il gruppo squadra a nostra disposizione. Si tenga presente che i metri quadri a disposizione per singolo calciatore devono essere di circa 80 mq e che si dovrebbe preferire l’ampiezza alla lunghezza quando si svolgono esercitazioni con numero ridotto per stimolare la squadra ad essere corta e ampia. Materiale: 2 porte, cinesini quanto bastano, casacche. Tempo: La durata dell’esercitazione può variare a discrezione dell’allenatore.         

Schieramento:

Squadra A Rossa 1-4-1-2;

Squadra B Blu 1-3-2-2;  

Dimensioni consigliate per settore agonistico (giovanissimi, allievi, juniores)
Dimensioni consigliate per adulti e juniores

Regole:

Squadra A(rossa): Potranno attaccare la profondità soltanto dopo aver effettuato 3 passaggi consecutivi e successivamente un “palla avanti, palla dietro, palla avanti”(6 totali).Il passaggio dovrà essere effettuato in direzione dell’area delimitata, inoltre chi riceve l’ultimo passaggio non può essere seguito dagli avversari all’interno di quell’area. Viene spesso sottovalutato l’aspetto finale dell’esercitazione cioè la finalizzazione pertanto ho deciso di inserire delle semplici regole anche per quest’ultima fase, ovvero: goal doppio se viene effettuato con una conclusione di prima intenzione ( filtrante ,inserimento e giri della palla ideali per una rifiniture dal limite area) ; il goal vale 1 se si fanno 2 tocchi; se si fanno più di 2 tocchi vale 0 se si segna ma meno 1 se non si segna.

Squadra B(in blu): Una volta effettuati 5 passaggi consecutivi potranno attaccare la profondità avversaria. Non vi è altro obbligo quindi la verticalizzazione in direzione dell’area delimitata può avvenire in qualsiasi momento (dopo i 5 passaggi consecutivi) e da qualsiasi parte del campo. Qui però l’avversario di riferimento (i difendenti della squadra A) potranno leggere e seguire il movimento dell’avversario all’interno dell’area delimitata.

Variante:

Se la giocata (passaggio e direzione di corsa del ricevente) non viene effettuata per dirigersi verso lo specchio della porta (converge in direzione della porta) ma viene fatta fuori dallo specchio della porta ( diverge dalla porta ), allora entrambe le squadre potranno entrare all’interno di tale area, una per difendere e l’altra per finalizzare il cross del compagno. Si può anche evolvere il gioco partendo dalle regole date all’inizio e poi lasciare libera la possibilità ad entrambe le squadre di occupare le 2 aree di affondo nel momento in cui il pallone si trova al suo interno.

Obiettivo fase offensiva:

Come già detto l’obiettivo della partita a tema è quello di ricercare la profondità tramite filtrante o passante per chi effettua il passaggio e tramite un movimento-inserimento da parte di chi riceve tale passaggio. Sicuramente non basterà una sola esercitazione affinché questo avvenga ma secondo me riproponendo più volte questo tipo di esercitazione i giocatori sapranno poi riconoscere in campo quali sono i momenti giusti in cui effettuare tale attacco. Credo anche sia utile per trovare i tempi giusti di inserimento e per sensibilizzare il piede ad effettuare il giusto passaggio in quella zona di campo.

Squadra A(rossa):L’obiettivo della squadra A è quello di andare a goal dopo un “palla avanti, palla dietro, palla avanti”. Affinché ciò avvenga quindi i giocatori non potranno essere molto distanti tra loro, premessa che porterà questa squadra a ricercare molti più filtranti che passanti. Altro invito a fare questo sarà la regola del goal doppio e l’invito del mister a ricercare tale soluzione.

Squadra B(blu): l’obiettivo della squadra B è diverso, la giocata in profondità può avvenire in qualsiasi momento (dopo i 5 passaggi consecutivi) per tanto l’ultimo passaggio può avvenire da qualsiasi parte del campo e molto probabilmente da questa parte vedremo molti più passanti e verticalizzazioni dirette. Alla squadra blu ho tolto volutamente la punta centrale, l’idea è quella di portare le ali a tagliare verso il centro dell’area convergendo verso la porta. Allo stesso tempo con l’assenza di una punta centrale voglio invogliare le mezzali a cercare l’inserimento con più frequenza ed insistenza.

Obiettivo fase difensiva:

Come già detto per la fase difensiva l’utilità dell’esercitazione sta soprattutto nel dare la possibilità ai giocatori di saper riconoscere l’intento dell’altra squadra. Mentre in fase offensiva bisogna riconoscere quando attaccare qui invece sarà importante riconoscere tempestivamente una situazione di potenziale pericolo e correre immediatamente ai ripari.

Squadra A:

Sapendo che la squadra B può ricercare la profondità in qualsiasi modo, aspetto importante, sarà la lettura da parte della difesa,sempre in guardia e pronta a scappare ed eventualmente seguire il taglio degli avversari.

Squadra B:

La squadra A può attaccare la profondità solo con un “palla avanti, palla dietro, alla avanti” per tanto l’attenzione per la squadra B è rivolta a non scoprire mai la palla e a coprire le linee di passaggio. Se saranno bravi a chiudere tutti gli appoggi nell’andare a recuperare la palla, la squadra avversaria non potrà effettuare la giocata. Se notiamo però che l’attenzione della squadra B si focalizza solo sul coprire le linee di passaggio mettendo da parte il concetto di recupero palla facciamo presente loro che si può frapporre il proprio corpo nella linea di passaggio tra i due avversari e poi chiudere/accorciare verso chi dei 2 ha la palla, così da coprire la linea di passaggio ma allo stesso tempo andare a recuperare la palla dai piedi del possessore.

ZEMAN, IL “CRISTALLO” DI BOEMIA

di Luca Assumma

Io senza calcio non sto bene. Fosse per me arriverei a morire in tuta, a novant’anni, all’aria aperta, a insegnare pallone a qualche ragazzo che avesse ancora voglia di starmi a sentire”. E ancora: “Comallenatore ho la responsabilità per quello che si fa in campo, ma anche fuori. Per questo cerco di conquistarmi il ruolo di leader, per farmi seguire. Si dice che io incuta timore, ma per imporsi non ci sono spartiti precisi, bisogna cercare di farsi seguire, col buon esempio, attraverso il comportamento personale”. E infine: “Si vorrebbero sempre ragazzi bravi, belli, forti, ma non sempre ci si riesce. Ma a me piace lavorare più con quelli con cui c’è da fare, da discutere. Con questi si comincia con le buone, poi si finisce con le cattive, magari con qualche esclusione dalla squadra ma a me piace la gente che bisogna motivare, cui bisogna insegnare qualcosa”.

Forse, l’essenza di Zdeněk Zeman sta tutta in queste sue frasi. D’accordo, di maestri sul campo ce ne sono tantissimi e non solo nel calcio, specialmente scendendo fino alle categorie minori e a livello giovanile. Ma “Il Boemo” – vuoi perché è stato professore di educazione fisica a Palermo, vuoi perché è uno sportivo poliedrico (anche pallamano, nuoto, hockey su ghiaccio e pallavolo), vuoi perché ha iniziato la sua carriera in panchina sui polverosi campi dilettantistici siciliani, vuoi che a lui piace lavorare con calciatori giovani o provenienti dal basso talvolta lanciati fino alla ribalta internazionale dopo averne amplificato le doti – ispira l’immagine del maestro con i propri discepoli.

E c’è un’altra immagine che si evoca pensando a lui: è quella di uno Zeman a testa alta, dalle parole lentamente ponderate, talvolta sarcastiche, silenzioso ed impassibile (anche se coloro che lo conoscono bene raccontano il contrario), sempre avvolto da una coltre di fumo delle sue immancabili ed innumerevoli sigarette. Chiariamo: nessun riferimento al suo pensiero su “doping”, “Calcioscommesse”, “Calciopoli” e ad altre situazioni analoghe con risvolti extrasportivi, sulle quali comunque ci sarebbe da sottolineare il suo prendere posizioni coraggiose e nette, ma solo alla sua aura carismatica creatasi con tanti elementi.

Tra questi, c’è il pensare sempre ad attaccare, testimoniato dal suo spettacolare e pirotecnico 4-3-3, tecnico e palla a terra verticale, contraddistinto da una linea difensiva altissima pronta a mettere in fuorigioco gli avversari, esterni propulsivi sempre in sovrapposizione, centrocampo proiettato verso la metà campo altrui, attacco vorticoso e veloce senza punti di riferimento, con l’obiettivo dichiarato di segnare un gol in più dell’avversario.

Ma c’è, da sognatore lontano dal realismo, pure il mettere lo spettacolo davanti al risultato: “Si deve cercare di mantenere la passione dei tifosi e cercare di giocare per i tifosi. Dare spettacolo. Io penso che non basti vincere 1 a 0 per essere felici e contenti, se non si è dato niente alla gente. Penso che la gente debba tornare a casa contenta, che abbia visto qualche cosa, che si sia divertita. Pretendo che ogni giocatore dia il meglio di sé stesso, nel rispetto dell’esigenza di fare spettacolo. Se non vinciamo, nessun dramma. Mi basta che i ragazzi abbiano dato il massimo”.

Così come c’è il portare avanti al proprio credo tattico ed atletico, dentro il quale ci sono elementi leggendari come i “gradoni” e il “chilometro del carattere”, anche a scapito di vittorie e carriera, da applicare in modo certosino, per il quale non servono nomi, ma uomini fedeli e determinati: “Modulo e sistemi di allenamento non li cambierò mai. Per coprire il campo non esiste un modulo migliore del 4-3-3. Gli altri lavorano in base ai soldi, noi in base alle idee. Talvolta i perdenti hanno insegnato più dei vincenti. Penso di aver dato qualcosa di più e di diverso alla gente. Il risultato è casuale, la prestazione no”.

E il pensare e dire frasi forti, come “Alcuni giocatori si lamentano che faccio correre troppo? A Pescara vivo sul lungomare, e ogni mattina vedo un sacco di persone che corrono. E non li paga nessuno loro”.

Una figura, quella de “Il Boemo”, finita addirittura nella “Treccani” (“Zemanlandia” è stato inserito come neologismo come “sistema di gioco fantasioso e votato all’attacco ideato da Zdenek Zeman”) e diffusasi in ambito musicale, televisivo e cinematografico (basti pensare a “La coscienza di Zeman” di Antonello Venditti: “Il tempo sta scadendo ormai, tieni palla dai, il pareggio mai, tu non lo firmerai, perché non cambi mai, il sogno è intatto e tu lo sai”; al “Frengo” di Antonio Albanese a “Mai dire Gol” o ad alcuni documentari).

Certo, un grande fascino che attira in tanti, ma che non coinvolge (anzi, irrita) i detrattori. Ma Zeman, si sa, come tutte le grandi personalità, lo si odia o lo si ama. E ne si sottolineano la bacheca non ricchissima e gli esoneri o lo spettacolo creato in campo e l’entusiasmo generato intorno ad esso.

Parlando di Zeman si potrebbe evocare il lunghissimo (qui naturalmente incompleto) elenco di calciatori, campioni, buoni, normali o addirittura semplici gregari comunque affermatisi, lanciati e/o valorizzati da Il Boemo: da Totti, Nesta, Cafu, Signori, Schillaci, Immobile, Insigne, Verratti, Delvecchio e Di Vaio ai vari Bojinov, Caprari, Vucinic, Osvaldo, Kutuzov e Vignaroli passando per i “foggiani” Mancini, Signori, Baiano, Rambaudi, Di Biagio e Kolyvanov.

Oppure la stima di suoi illustri colleghi come Pep Guardiola (“Zeman è uno degli ultimi utopisti dal punto di vista della visionarietà del calcio. E’ un allenatore preparatissimo che vede il calcio sempre alla stessa maniera di come ha iniziato”), Arrigo Sacchi (“Tecnici come Zeman hanno certamente la dote di saper puntare su ragazzi molto giovani senza paura. Chi sa di calcio ha la capacità, la sensibilità di crescere un giovane, chi non sa di calcio utilizza invece i giocatori anziani perché spera appiano compensare le sue lacune come allenatore”), Carlo Ancelotti (“Zeman è uno che fa bene a questo sport, le sue idee sono sempre valide”), Antonio Conte (“Zeman è un maestro, il suo calcio mi è sempre piaciuto molto) e Carlo Mazzone (“Zeman è una bellissima persona, un grande professionista e ha un modo di interpretare un calcio nel quale la qualità tecnica viene privilegiata”).

Ma forse Zeman è meglio raccontarlo con alcuni aneddoti. Dalla “Madonna” vista da uno stremato Ciccio Baiano dopo gli allenamenti atletici alle “patate depurative” evocate da un affamato Beppe Signori, protagonisti insieme a Roberto Rambaudi del tridente zemaniano a Foggia. Così come i furti di birilli compiuti nei cantieri stradali a Palermo insieme al difensore Tebaldo Bigliardi per incrementare l’insufficiente numero di quelli forniti dalla società per gli allenamenti. E dalla sua passione per le carte, testimoniata dalle partite con Peppino Pavone, ds artefice insieme a Zeman e al presidente Pasquale Casillo del cosiddetto “Foggia dei miracoli”, e dal suo fedelissimo Maurizio Miranda, che narra del tecnico che si multò il doppio rispetto ai suoi giocatori scoperti al tavolo e con i quali si era unito fino a tardi.

Ma, ancora meglio, con le parole di tanti suoi giocatori, su tutte quelle dello spettacolare portiere dei “satanelli”, il compianto Franco Mancini: “Per il Maestro ho un affetto fortissimo che mi lega ancora a lui: è stato un padre, un fratello, un amico! Un uomo dal carisma unico: poche parole ma incisive”.

Luca Assumma

Nel 2021, a 74 anni, al ritiro estivo del Foggia, incurante del suo ruolo, a raccogliere le bottigliette rimaste sul campo a fine allenamento.

Manifesto

Pensiero calcistico libero da ogni pensiero.

Il Metodista nasce dall’esigenza di dover dar sfogo al pensiero calcistico dell’ideatore, passione molto comune in Italia. Passione che in questo caso diventa ossessione.

La pagina diventa in questi modo catarsi. Scrivo per liberarmi, così da non essere costretto a ricordarla.

Oggi si parla sempre più spesso di “calciatore pensante” e, quindi, chi meglio del “centromediano metodista” incarna il concetto di “calcio pensato”? È il cervello posto al centro del campo, catalizzatore del gioco della propria squadra.

Nella storia però il ruolo è stato esaltato da calciatori che hanno interpretato il calcio con naturalezza e tranquillità, dominando tale ruolo con una nonchalance disarmante, sovente dei bambini, che interpretano il gioco come tale e quindi liberi da ogni pensiero.

Il centromediano metodista quindi incarna appieno lo spirito della pagina, parlare di calcio con metodo in modo ragionato, pensato, ma allo stesso tempo farlo in modo spensierato, lasciando che parli il cuore e la passione per questo sport.

Insieme a professionisti del settore parleremo di calcio, di tattica, di tecnica, di una moltitudine di aspetti scientifici che ruotano attorno questo fantastico sport e ai suoi personaggi, ma cercheremo di raggiungere anche il cuore e la pancia dei tifosi che non vivono solo di tattica, ma che vivono questo sport con passione e fede, cogliendo le sfaccettature romantiche di un calcio che sembra ormai scomparso.